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Lucio Apolito @ Archivi Privati

23/11/2003 - 23/11/2003
Archivi Privati, Raum Bologna

Il regista Lucio Apolito  propone qualche miglio di strada tra deserto e Appalachi. Il Country di Gene Autry e Stanley Brothers, Jimmy Wakely e Johnny Cash, Merle Travis e Hank Williams.
 
Avevo 14 anni ed erano le vacanze di Natale. Come spesso capita, avevo  regalato a mia sorella qualcosa di cui avevo intenzione di impossessarmi entro capodanno. Il disco doppio dei Sex Pistols "The great rock'n'roll  swindle". Tra le altre cose il piano era di vendicarmi di mio padre. Geloso  padrone di uno stereo a cui non avevo accesso che produceva ossessivamente un solo suono, la voice di Frank Sinatra. Una canzone in particolare (Girl from Ipanema, dall'album con Jobim) era sul piatto tutti i giorni, più volte al giorno. Mi era vietato avvicinarmi all'aurea sezione di dischi di Frankie o schernire mio padre per aver risparmiato per una poltrona in terza fila al concerto di Frank Sinatra. Ecco perché volevo far sentire a mio padre Sid Vicious che storpia My Way. Fermo, sulla soglia della mia camera l'ho guardato mentre ascoltava i Sex Pistols per poi dirmi: preferisco la  versione di Frank Sinatra, è più incisiva. Col tempo, molto tempo, ho iniziato a pensarlo anch'io. E' vero, la versione di Frank Sinatra è più incisiva. E più disperata. E più crudele. Qualche anno fa ho iniziato ad ascoltare musica Country e non ho più smesso. 
Penso che il Country Star System americano sia un'oscena immondizia da almeno trent'anni ma cercando prima, dopo e negli angoli bui riesco a trovare musica che mi appaga. Mi piacciono i 40 e i 50. Quell'età dell'oro dove folk, ol'time music, traditionals, work songs, blues e gospel diventano uno show alla radio. Giuro che è quella la musica che mi piace. Anche per le parole.
 
Ma voi bianchi come fate a ballare quando c'è musica?
Ascoltate il testo? (Eddie Murphy)
 
Io ascolto il testo, certamente. Così un giorno mi sono imbattuto in Hank  Williams, nella folgorante ovvietà delle sue parole, nella luminosa ripetitività della sua chitarra e ho pensato: mi piace qui, vorrei fermarmi per un po'. Ovviamente sono anch'io sensibile agli scaffali di dischi improvvisamente  gonfi di novità "file under alt country" , "file under post country", a tutta la fuffa che mi vogliono vendere insomma. E che in parte compro, intendiamoci. Basta che  sia straziante, dilaniante e cupa e io compro. Quindi riascolterò per  l'ennesima volta Richard Buckner e Stanley Brothers, 16 Horsepower e Johnny  Cash, Merle Travis e sua maestà Hank Williams. E anche Girl from Ipanema  cantata da Frank Sinatra.