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Studi meccanici sulla più piccola distanza

 Pathosformel

 
 

Studi meccanici sulla più piccola distanza, di Pathosformel. Uno spazio destinato a riempirsi e svuotarsi di quadrati colorati che sembrino ogni volta sfiorarsi come cittadini al passaggio in una piazza affollata. Appaiono di continuo per scorrere nuovamente fuori, tessere irrequiete di un mosaico senza figurazione, in un gioco di colori costretto a convivere con l’inquietudine che due quadrati si possano toccare, andando a rompere il meccanismo perfetto.
Questi piccoli quadrati popolano la vista: hanno invaso lo spazio e scorrono lungo il telaio di un mondo ad uso esclusivo delle geometrie. Il corpo ha abdicato in favore di forme pure, ha ceduto la scena ad un esercito bidimensionale di testimoni della vita quotidiana: sono esitanti o spediti e si cercano l’un l’altro, affollando la scena o muovendosi in solitudine. Una danza senza spessore, sospesa tra l’astratto della geometria e il riconoscimento dei comportamenti, tra l’estraneità delle forme e la crescente familiarità verso le abitudini di questo popolo in bilico tra l’umano e il geometrico.
Come fossero singoli segni di uno spartito gregoriano in movimento, ogni quadrato trascina con se il suono di una nota. Emerge un sonoro ad accompagnare e sorreggere gli eterni tentativi d’incontro di questa civiltà insoddisfatta: le forme scorrono lungo traiettorie parallele che per definizione non si incontreranno mai o si incontreranno forse in un punto all’infinito.